Da diverse settimane il livello dello spread è abbastanza stabile, anche se la tendenza in atto da diversi mesi è quella di un calo costante. Al 25 aprile si assestava a 137 punti dopo aver toccato il punto massimo dell’anno all’8 gennaio con 171 punti. Ma perché è così importante tenere d’occhio l’andamento dello spread e perché se scende e si attesta su un valore basso si tratta di una buona notizia, soprattutto per il nostro portafoglio?
Per capirlo occorre fare un passo indietro e tornare al 2008, all’inizio della crisi finanziaria internazionale. Da quel momento le sue oscillazioni assumono un’importanza crescente per un motivo molto semplice: lo spread è un rilevatore dello stato di salute dell’economia di un paese europeo e in particolare dei suoi conti pubblici. Semplificando al massimo, uno spread molto basso rappresenta un buon segnale per l’economia, mentre uno spread elevato deve essere considerato come un campanello d’allarme (soprattutto per chi ha la responsabilità di governare il Paese).
Cos’è lo spread?
La traduzione italiana del termine inglese “spread” è “divario”. Si tratta quindi di un termine piuttosto generico che indica la differenza esistente fra due valori. In ambito finanziario rappresenta la differenza tra due prezzi, due quotazioni, due tassi di interesse o due rendimenti.
Oggi il significato prevalente associato al termine è quello della differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato di due diversi Paesi; in particolare quando in Italia parliamo di spread ci stiamo riferendo alla differenza di rendimento tra il Btp italiano a 10 anni e il Bund tedesco di pari durata. Il decennale tedesco, infatti, rappresenta il parametro di riferimento per tutte le emissioni di titoli pubblici degli altri Paesi europei perché la Germania, nonostante la fase di grave difficoltà che sta attraversando da diversi mesi, continua ancora ad essere considerata la prima economia dell’Eurozona.
Spread Btp e Bund, una questione di fiducia
Lo spread si esprime in “basis point” (bp), tradotto in italiano “punti base”. Ogni bp equivale a un centesimo di punto percentuale. Questo significa che quando lo spread è a 150 punti base il differenziale di rendimento sul tasso di interesse tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è dell’1,50%.
Il confronto tra il titolo italiano e quello tedesco serve a capire il “sentiment” degli investitori verso un determinato Paese, ossia il livello di fiducia nella stabilità del sistema finanziario ed economico.
Non esiste però una soglia assoluta dello spread che indica se il Paese è a rischio default o meno. Dalla crisi del debito del 2011 dei Paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna), lo spread dell’Italia è oscillato storicamente tra i 600 e i 50 bp.
Il significato dello spread
Lo spread aumenta quando la fiducia degli investitori sulla capacità del nostro Paese di ripagare i debiti diminuisce: in questo caso, lo Stato si trova costretto a offrire ai nuovi investitori che acquistano i suoi titoli un tasso di interesse, e quindi un rendimento, molto più alto di quelli del “modello virtuoso” di riferimento, ossia la Germania.
Nei momenti in cui l’Italia fornisce ai mercati delle indicazioni positive circa la tenuta dei suoi conti, lo spread e quindi i tassi di interesse offerti sui titoli di stato calano. Queste indicazioni positive possono provenire da diversi elementi tra cui, ad esempio, le manovre finanziarie, le leggi e le riforme pensionistiche e fiscali approvate in un determinato periodo.
Cosa succede se si alza lo spread?
L’aumento dello spread comporta molti rischi a livello economico non solo per lo Stato, ma anche per le famiglie e le imprese dal momento che incide su risparmi, mutui e investimenti. Per questi motivi uno spread in calo è una buona notizia per tutti i cittadini.
L’aumento dello spread sta a significare un aumento del rischio e del costo di finanziamento per il Paese, quindi indirettamente un aumento dei costi per i cittadini (in primis un aumento delle tasse e delle imposte).
Spread alto, le conseguenze
Un aumento significativo dello spread può avere diverse conseguenze negative per l’economia di un paese, tra cui:
- l’aumento dei costi di finanziamento: se cresce lo spread, il governo dovrà pagare tassi di interesse più elevati sui debiti che ha contratto, aumentando i costi di finanziamento;
- rallentamento generale dell’attività economica: l’aumento dei costi di finanziamento porta a sua volta a una diminuzione di richieste di prestiti da parte delle imprese e delle famiglie, riducendo così i consumi e gli investimenti del Paese;
- meno servizi e/o più tasse per i cittadini: lo Stato è costretto a spendere più soldi per rimborsare tassi di interessi più elevati agli investitori. Di conseguenza, avrà meno risorse da destinare ai servizi pubblici e agli sgravi fiscali.
Le conseguenze di uno spread basso
Al contrario invece, la riduzione dello spread può avere ripercussioni positive tra cui:
- la riduzione dei costi di finanziamento dato che lo Stato può beneficiare di un costo del debito minore;
- aumento delle risorse potenzialmente disponibili per gli investimenti nelle infrastrutture del Paese;
- maggiore capacità di attrazione di investitori provenienti da altri paesi: una diminuzione dello spread può indicare una maggiore stabilità dell’economia e quindi garantire condizioni migliori;
- un allentamento della pressione fiscale nei confronti di famiglie e imprese.
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