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Torna al lavoro, con la divisa da agente di polizia locale, Loredana Valletta una delle vigilesse sospese perché coinvolta nel presunto scandalo sulle multe annullate in cambio di favori. Favori per lo più in termini di consenso elettorale. Valletta, al pari della collega Luisa Fracasso, era stata sottoposta alla misura interdittiva della sospensione dal servizio per 12 mesi. Il legale, Amilcare Tana, aveva formulato istanza al gip Silvia Saracino, sostenendo che – trattandosi di accuse risalenti al 2019, e non essendovi ulteriori episodi recenti da rilevare – non vi fossero le esigenze cautelari. Ma il gip aveva rigettato.

Il Riesame

Il Tribunale del Riesame (presidente Simona Panzera) ha invece condiviso le osservazioni della difesa, che ha formulato appello. È stata quindi revocata la misura cautelare che era stata disposta il 12 aprile scorso. Nell’ambito della stessa indagine, resta la sospensione per Fracasso, così come anche per il dipendente della Polizia Locale, Carlo Corvino. 
Analoga decisione era stata assunta in precedenza, sempre dal Riesame, per Piervitale Frassanito, tornato in servizio dopo l’accoglimento dell’appello formulato dal legale, Luigi Corvaglia. 
Stando all’inchiesta, sarebbero stati almeno 500, su 800 verbali sequestrati, quelli che sarebbero stati annullati in maniera illegale. In tutto sono 46 le persone indagate, la gran parte automobilisti o simili che avrebbero ottenuto il vantaggio, ossia l’eliminazione totale o parziale dei verbali. In cambio di un flusso di consensi rivolto ad almeno due esponenti politici di centrodestra, Antonio Finamore, compagno di una delle due vigilesse, consigliere comunale allora come oggi, e Luca Pasqualini, già assessore alla Polizia municipale, attualmente privo di cariche politiche.

Le indagini 

L’attività investigativa va avanti, condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce e coordinata dai pm Alessandro Prontera e Massimiliano Carducci. Sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, corruzione, accesso abusivo alle banche dati, falso e soppressione di atti pubblici. L’indagine, nata nel 2019 da una costola del maxi procedimento “Case popolari” e partita subito con una serie di perquisizioni. Ruolo di capo e promotore viene attribuito a Luca Pasqualini, quale assessore al Traffico, Mobilità e alla Polizia locale all’epoca dei fatti, che avrebbe «assicurato al sodalizio la copertura politica». Sarebbe stato lui a far rimuovere nel 2015 dall’ufficio Verbali il commissario Luigianna Vizzi, che aveva denunciato al comandante Donato Zacheo le presunte irregolarità riscontrate. 
Zacheo, che è stato ascoltato nel corso delle indagini e ha fornito il proprio contributo alla Procura, era stato sottoposto a procedimento disciplinare, definitivamente archiviato sulla base delle sue memorie difensive. «Non appaiono emergere elementi che possano adeguatamente individuare azioni tese a trascurare e/o tralasciare le proprie responsabilità dirigenziali», la motivazione. E ancora è rilevato che il comandante si è posto «a disposizione dell’autorità giudiziaria, notiziando di ogni fatto e situazione utile ai fini delle indagini sia i militari della Guardia di finanza, sia il pubblico ministero». 



 

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