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GENOVA. «Sono buttato in barca da Aldo, quando gliela portiamo sta proroga? Se riusciamo entro metà settembre fa comodo anche a me». Secondo la procura di Genova – e la gip Paola Faggioni – quello del presidente della Liguria Giovanni Toti era uno schema collaudato, almeno nei diciotto mesi in cui la Guardia di Finanza ha indagato su di lui: «Pressato dalla necessità di reperire fondi per la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione e i propri poteri in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori. In alcuni casi, era lo stesso Toti a chiedere esplicitamente il finanziamento, promettendo al privato comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli o addirittura ricordando “di aver fatto la sua parte” e di aspettarsi conseguentemente una “mano”».

E così dalla barca di «Aldo» – Spinelli, ex presidente del Genoa calcio e a capo di un potente gruppo imprenditoriale nel settore della logistica – il governatore sollecitava il presidente dell’autorità portuale di Genova, Signorini, affinché sbloccasse alla svelta il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse, gate di accesso per i prodotti che transitano da e per il Nord Italia ma che Spinelli ambiva a convertire in area per container, ben più remunerativa. Peccato che all’interno dell’Autorità non tutti fossero d’accordo a concedere una concessione di trent’anni, in particolare i consiglieri nominati dalla Regione e dalla Città metropolitana di Genova. E allora Toti si attaccava al telefono e faceva pressioni. Interessava il sindaco di Genova Marco Bucci. I contrari venivano messi spalle al muro: «Ho finito poco fa di parlare con Toti, al quale riferirò di questo comportamento». E si piegavano.

Era l’estate del 2022 e il presidente aveva fretta: il 20 e 21 settembre si votava per la Regione, la campagna elettorale andava finanziata. «Il 29 va la tua roba», garantiva a Spinelli. «Ricordati che io sto aspettando una mano».

Quando ieri mattina i militari gli hanno notificato l’ordinanza si trovava in un hotel a Sanremo dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza stampa con Flavio Briatore. «Siamo tranquillissimi», si è limitato a dire. Ma il quadro ricostruito descrive un sistema di rapporti opachi con imprenditori e portatori d’interesse. Il porto, la grande distribuzione, la sanità privata, i rifiuti. Gruppi che dalla Regione si aspettavano il via libera a operazioni milionarie e che finanziavano – mediante canali leciti ma anche illeciti – le campagne elettorali di Toti, delle sue liste e delle persone da lui indicate. Una rete fittissima – dove non tutto è penalmente rilevante ma quasi tutto sembra almeno inopportuno – attraverso la quale quelle stesse società finanziavano eventi o manifestazioni organizzate dalla Regione contribuendo al loro successo e di conseguenza all’immagine del governatore.

Secondo procura e gip Toti si sarebbe attivato in almeno cinque occasioni per agevolare la famiglia Spinelli: oltre al Terminal Rinfuse all’imprenditore facevano gola le aree un tempo dell’Enel, sempre al porto, nonché il piano regolatore portuale. E voleva tutto. Toti: «Io sto aspettando una mano eh». E Spinelli: «Ma anche l’Enel». «Sì, ma ci dobbiamo vedere dai». Altra partita, stesso copione: «Ora ci vediamo a festeggiare, dai; porta un po’ di caviale da Monaco, che la settimana prossima veniamo a mangiare una patata col caviale in barca». Spinelli: «Eh, vediamo il piano regolatore».

E poi c’è la vicenda di punta dell’Olmo: la famiglia Spinelli aveva acquistato un’ex colonia sul promontorio tra Celle Ligure e Varazze con l’intenzione di investire 100 milioni e ricavarne 48 appartamenti di lusso. Peccato che la spiaggia subito a ridosso fosse pubblica; toccava privatizzarla per metterla a disposizione del complesso. Toti al telefono: «Sto pranzando con l’intera famiglia di Spinelli… bisogna trovare una soluzione per la spiaggia. Razionalizziamo le (spiagge, ndr) libere che ci sono, accorpiamo spostiamo». A cose fatte passa all’incasso: «Guarda che abbiamo risolto il problema a tuo figlio, ora facciamo la pratica, si può costruire… Quando mi inviti in barca? Così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, abbiamo bisogno di una mano».

Alla fine dal gruppo Spinelli arriveranno 74 mila euro, non senza forzature da parte del patron sui soci che gli avevano fatto notare il potenziale illecito dei versamenti.

In un territorio stretto tra il mare e la montagna stringere legami con chi ha in mano la “terra” è tutto. Vale per il porto. E vale per le aree commerciali. C’è Esselunga che ha ferme due richieste di autorizzazione a Genova. Francesco Moncada, membro del cda, si rivolge all’allora ministro Renato Brunetta: «Senti Renato, io sono nelle mani di Giovanni per questi due supermercati qua e… per cui se vogliamo mettere il tuo vino devi parlare con Giovanni». Brunetta possiede alcuni vigneti e a quanto pare è interessato a commercializzare i suoi vini. La pratica si sblocca e anche stavolta gli uomini di Toti, a cominciare dal coordinatore delle sue liste Matteo Cozzani, passano all’incasso: Esselunga acquista spazi pubblicitari sulla Terrazza Colombo, uno dei luoghi più esclusivi di Genova, ma li “dirotta” alla lista che il presidente ha messo in campo per le comunali di giugno 2022 a sostegno del sindaco Marco Bucci.

Cozzani ha un ruolo decisivo alle regionali del 2022. Stringe rapporti con i fratelli Italo e Arturo Testa, originari di Riesi (Caltanissetta) e secondo gli inquirenti vicini al referente genovese del clan mafioso Cammarata. Lo scopo è orientare il voto della comunità siciliana in alcuni quartieri di Genova su tre candidati cari al governatore; la contropartita sono posti di lavoro. Lo stesso Toti a una cena elettorale si spende: «So che siete due bulldozer, fammi dare un po’ di voti alla Ilaria Cavo». Cozzani, che ha capito con chi ha a che fare, ci scherza su: «Una mattina non vorrei trovarmi la Dia in ufficio». Parole profetiche.

Il voto sarà un trionfo per Toti: oltre il 56%, la sua lista al 22,6%, prima forza del centrodestra. Quasi un plebiscito personale. Che ora gli si ritorce contro: per gli inquirenti è la dimostrazione di come negli anni ha piegato la Regione agli interessi dei suoi finanziatori.

 

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