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7 maggio 2024 campo marzo zona militarizzata

Alcune associazioni pacifiste cittadine, in particolare M.I.R. (Movimento Internazionale Riconciliazione), ANPI, SALAM RAGAZZI DELL’OLIVO, SIAMO VICENZA APS, FLC (Federazione Lavoratori della Conoscenza) CGIL di Vicenza hanno espresso in un comunicato preoccupazione per l’Adunata Nazionale degli Alpini che inizierà dopo domani a Vicenza e che per ben tre giorni animerà la Città del Palladio.

Questo il testo del comunicato.

Dal 10 al 12 maggio 2024 Vicenza ospiterà la 95esima Adunata Nazionale degli Alpini ai quali auguriamo una felice festa.

Noi sottoscrittori del presente comunicato, facenti parte di associazioni e realtà locali attive per costruire la pace, esprimiamo la nostra preoccupazione per i disagi e l’impatto per la città di tale evento, dal punto di vista organizzativo (difficoltà di accedere ai servizi pubblici essenziali e sanitari e mezzi di trasporto ridotti e interdetti per i residenti), dal punto di vista ecologico e sostenibile (400.000 ospiti attesi in un Comune di 110.000 abitanti) e per la retorica militare che purtroppo non è solo prettamente storica, commemorativa e civile.

Durante i due giorni dell’Adunata tutte le scuole cittadine sono state chiuse, ignorando che questa decisione improvvisa, alla fine dell’anno scolastico, causa non pochi disagi e criticità al personale scolastico, alle studentesse e agli studenti e alle loro famiglie.

Scuole chiuse dal venerdì, con un invito aperto giovedì 9 esclusivamente a tutti gli istituti scolastici per far visitare la Cittadella degli Alpini allestita a Campo Marzo. È dello scorso 11 Aprile la circolare della Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale indirizzata a dirigenti scolastici, docenti e coordinatori di classe con una proposta dedicata a studenti e studentesse di ogni ordine e grado per la visita dell’Accampamento Militare nel quale ci sarà “una vetrina espositiva ed interattiva dei più moderni armamenti e degli equipaggiamenti in dotazione alle truppe alpine dell’esercito militare italiano”.

Rendiamo noto anche che in questi giorni l’Ufficio Territoriale di Vicenza, Ambito VIII, ha sottoscritto un protocollo d’intesa che consente agli studenti e alle studentesse vicentini di svolgere l’alternanza scuola-lavoro (PCTO) presso la caserma dei carabinieri “Chinotto” sede del COESPU (Centro di eccellenza per le unità di polizia di stabilità).

In verità negli ultimi anni, su tutto il territorio nazionale, è in aumento la presenza di forze militari armate nelle scuole pubbliche grazie a protocolli d’intesa con gli uffici scolastici; così come la collaborazione tra le industrie militari nelle Università e negli Enti di Ricerca.

Con il conflitto in Ucraina e in Palestina è purtroppo evidente l’approccio militaristico alle relazioni internazionali e alle emergenze globali, così come è esplicita la direzione dell’Unione Europea verso un’economia di guerra, dove non si possono più capire i confini tra politiche di difesa e i profitti delle potenti lobby dell’industria bellica. Come se non bastasse l’Italia si sta preparando a smantellare la legge sull’export di armi, rendendo ancora più occulti i dati sui finanziamenti all’export italiano. La spesa pubblica militare diretta per il 2024 è di 28,1 miliardi, di cui circa 10

miliardi di euro solo per armamenti, non ancora del tutto in linea con le pretese della Nato, che esige dagli alleati un investimento pari al 2% del Pil.

Nonostante le difficoltà delle finanze pubbliche italiane, la spesa militare è cresciuta con un ritmo senza precedenti (30% negli ultimi 10 anni), togliendo risorse ai capitoli di spesa per l’istruzione, la sanità, il sociale e la protezione ambientale.

Da questa posizione per noi è impossibile non essere preoccupati ed assistere impotenti all’intreccio militare-industriale-politico-istituzionale che vede nel culto degli armamenti e negli interventi armati l’unica via possibile, che alimenta invece una drammatica escalation di violenza, morte e distruzione.

Unica e preziosa è la voce del Capo di Stato Vaticano che richiama a negoziati e diplomazia, lanciando da mesi accorati appelli per attivare accordi e rese: “Una pace negoziata è meglio di una guerra senza fine”.

Siamo certi che gli stessi volontari alpini, gli alpini in pensione e le loro famiglie parteciperanno generosi alla preziosa raccolta fondi “Intrecci di pace” per donare laboratori per l’educazione alla pace e al rispetto di ogni persona alle classi vicentine, certi che condividono con noi la pressante necessità di pace e non-violenza.

Siamo convinti che la Pace si costruisca e si raggiunga solo con mezzi pacifici, percorrendo la via politica e diplomatica, educando le future generazioni alla nonviolenza: se vogliamo la Pace prepariamo e costruiamo la Pace; in tutti i settori della nostra società, a partire dalle scuole, dai luoghi di lavoro e dalla politica.

Noi sosteniamo la necessità di una Difesa Popolare Nonviolenta, con il finanziamento dei Corpi Civili di Pace e del Servizio Civile Universale, allo scopo di prevenire i conflitti e favorire la convivenza pacifica fra i popoli.

Servono, a nostro avviso, percorsi integrati e permanenti di educazione alla pace ed alla legalità, attività didattiche di risoluzione e trasformazione nonviolenta dei conflitti, attività volte all’inclusione, alla giustizia sociale, alla conoscenza delle regole e dei valori democratici declinati dalla nostra Carta Costituzionale, che hanno come finalità lo sviluppo del pensiero critico e della cittadinanza attiva e responsabile.
Chiudiamo con un richiamo all’art. 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

 

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